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Lutto non elaborato ed EMDR

L’elaborazione di un lutto è un processo che richiede tempo. Quando ci troviamo di fronte ad una perdita, è come se il nostro cervello reagisse “dividendosi” in due parti. Per continuare a sopravvivere, una parte di noi continua ad occuparsi del quotidiano, vestirsi, preparare da mangiare, accudire i propri cari, andare a lavorare. Un’altra parte invece, ha il compito di custodire i ricordi dolorosi e le emozioni disturbanti legate al lutto. Questa strategia interna ci permette di sopravvivere mettendo in un “cassetto” tutto ciò che riguarda il lutto, tutto quello che è troppo doloroso. Questo cassetto in alcuni momenti si aprirà e faremo contatto con le emozioni disturbanti ed i ricordi legati al defunto, soprattutto quando ci sarà qualcosa nell’ambiente circostante, un trigger, che ci riporterà all’evento (ad esempio un profumo, una fotografia, un giorno dell’anno). Le emozioni nel cassetto con le quali possiamo fare i conti possono essere tristezza, rabbia, colpa, nostalgia. Nella migliore delle ipotesi, col tempo il nostro cervello elabora l’accaduto e tutto ciò che è contenuto nel cassetto si integra in modo buono e funzionale con l’insieme di tutti i nostri ricordi.

Pensiamo alla perdita di un nonno molto amato vissuto fino a tarda età e che è deceduto nel sonno senza sofferenze. In questo caso è più facile riuscire ad accettare l’accaduto ed integrare dentro sé l’evento. Inizialmente potremmo ripensare più frequentemente al nonno, agli ultimi momenti vissuti insieme a lui e contattare emozioni dolorose legate alla perdita; potremmo quindi fare più frequentemente i conti con il “cassetto”. Col tempo questi ricordi verrebbero integrati nell’esperienza interna e ripensando al nonno potremmo contattare emozioni di nostalgia e tristezza maggiormente tollerabili, o addirittura emozioni positive legate all’accettazione del lutto ed alla preziosa opportunità di aver avuto un nonno così, non sentendo più il bisogno di chiuderli nel cassetto. Questo è un esempio di graduale elaborazione del lutto.

A volte però il nostro cervello può far fatica ad elaborare l’accaduto, soprattutto se il lutto ha alcune caratteristiche che lo rendono maggiormente traumatico. Pensiamo ad esempio al lutto per la morte di un padre, deceduto nell’arco di un mese a causa di una grave malattia accompagnata da una grande sofferenza fisica. Ipotizziamo anche che il figlio avesse un rapporto molto conflittuale con il padre, che era violento nei suoi confronti quando era bambino, e che il figlio avesse avuto anche altre esperienze traumatiche pregresse. In questo secondo caso è più probabile che il figlio faccia molta più fatica ad elaborare il lutto e che per anni conservi la sofferenza emotiva legata ad esso, oltre a ricordi ricorrenti del padre e sensi di colpa. Il figlio non vuole parlarne a nessuno, neanche alle persone più care (cerca di tener chiuso il cassetto) perché, quando ricorda gli ultimi momenti della vita del padre, anche se sono passati anni, sembra che l’evento sia accaduto il giorno prima: si sente sopraffatto dalle emozioni (il cassetto è troppo pieno). Al funerale non piange e si sente in colpa per questo (le emozioni sono bloccate nel cassetto); ha tolto tutte le foto del padre e non è più andato a casa sua (evitamento dei ricordi dolorosi).

 In occasioni luttuose simili a questa, quindi, cercheremmo da una parte di evitare di aprire il cassetto perché contiene ricordi ed emozioni troppo forti, ma allo stesso tempo e per lo stesso motivo, faremmo più fatica a tenerlo chiuso. È come se il cassetto fosse troppo pieno e ogni tanto si aprisse facendo emergere ricordi invadenti ed angoscianti dei momenti dolorosi e magari producendo stress, incubi e insonnia. In questi casi è evidente come sia difficile elaborare ricordi ed emozioni legati al lutto ed integrarli dentro di sé. Quando il lutto è traumatico, non elaborato e ancora disturbante dopo anni, l’uso dell’Emdr (acronimo per “Eye Movement Desensitization and Reprocessing”: Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) in psicoterapia facilita l’elaborazione della perdita e delle emozioni bloccate, stimolando il nostro “sistema” di autoguarigione interna. Questo prezioso strumento è ad oggi considerato il trattamento evidence-based per i traumi validato da innumerevoli ricerche e pubblicazioni.  Nel caso di elaborazione di un lutto, in una prima fase si pianifica il trattamento, identificando i ricordi più disturbanti inerenti l’evento luttuoso. Possono essere disturbanti anche eventi felici antecedenti al lutto (ad es. l’ultima volta che abbiamo incontrato il defunto) o date significative, come compleanni o ricorrenze. In un secondo momento, ogni ricordo disturbante viene elaborato con l’Emdr, associando l’immagine peggiore con i movimenti bilaterali oculari o tattili. Durante il lavoro, i ricordi “ritornano” nel passato e diventano emotivamente tollerabili. Grazie all’elaborazione, iniziamo piano piano ad accettare l’evento, contattiamo un senso di commozione, facciamo pace con l’evento e lo vediamo con una nuova consapevolezza. L’obiettivo non è dimenticare il defunto o la sua scomparsa, ma potersi riconnettere a lui sentendolo amorevolmente vicino e così ricordare anche i momenti felici trascorsi con lui, che spesso vengono offuscati dal trauma provocato dall’evento.